Il mio primo Salento
La mia scoperta del Salento parte da Tricase. Era l'estate 2007, quando Gigi Campanile mi prelevò da Roma per farmi presentare il suo Salento International Film Festival, dedicato al cinema{C} indipendente internazionale giunto quell'anno alla sua quarta edizione.
Per dieci giorni, mi trasferii in questo paese del Capo di Leuca, tra le serre salentine pianeggianti, puntellate da folte querce vallonee, poderose e rare.
Gigi riservò per me un delizioso palazzotto indipendente su due piani, a pochi passi dal cuore del borgo, fulcro di quei lavori cinematografici indipendenti che, dallo schermo a cielo aperto, proiettavano sogni e visioni di registi arrivati da ogni parte del mondo.
Ci raccoglievamo tutti a Piazza Giuseppe Pisanelli, e a me piaceva sedermi ai tavolini dell'omonimo caffè già nel tardo pomeriggio, ad assorbire il vaporoso bagliore dorato che pervadeva lo spazio antico in cui ero immersa. E persa.
Il tramonto spandeva fasci arancio sul prospetto della chiesa, della torre, del castello, rischiarando il monumento centrale al celebre giurista Piasanelli che nel 1885 scrisse il primo codice di procedura civile del Regno d'Italia, e a cui la piazza è dedicata, Tricase è grata, io accademicamente devota.
Permeata dalle stelle, spesso pervasa da intense folate di tramontana, quella piazza fu il crogiuolo di racconti e incontri che, di giorno, nel volgere allo scirocco, diventavano legami. Rividi Enrico Lo Verso, che avevo già conosciuto e intervistato in altri festival cinematografici, e che ho sempre considerato un raro talento interpretativo, sbocciato dapprima ne "Il Ladro di bambini" di Gianni Amelio (1992) e fiorito in "Farinelli - Voce regina" di Gérard Corbieau (1994), dove l'attore siciliano interpretava il ruolo del fratello di Carlo Broschi (in arte Farinelli), nato ad Andria nel Settecento e considerato il più famoso cantante lirico castrato della storia.
Enrico ha impressa la sua tempra sicula nei lineamenti marcati del suo volto, su cui si stende la luce bambina, pura e delicata del suo sguardo nostalgico e curioso.
Ama definirsi "re col viso nero" o "solo vero crine", gli anagrammi del suo stesso nome con cui lui, più di tutti, è riuscito a definire la sua identità.
Nel flusso incalzante di interviste e presentazioni, conobbi anche l'attore e produttore cinematografico Marco Bonini (a sx nella foto sotto) e l'attore senegalese Billo (a dx nella foto sotto) al secolo Thierno Thiam. Spiccato fra i Carramba Boys di Raffaella Carrà, in quel periodo forgiava il suo eclettismo di sarto e ballerino, nel film autobiografico "Billo - Il Gran Dakhaar" che raccontava, con toni da commedia, la sua biografia di ragazzo africano giunto a Roma in cerca di fortuna. Fu in occasione di questo incontro che Marco Bonini mi ingaggiò come avvocato responsabile delle partnership e delle sponsorship per la distribuzione nelle sale di questo suo film, con cui poneva le basi del manifesto cinematografico "The Coproducers", di cui ho fatto parte e secondo cui "tutti i partecipanti sono proprietari di una quota dei diritti di sfruttamento economico del film".
Scesa dal palco, mi diluivo nella fluidità dei nessi indigeni, come il latte di mandorla nel caffè ghiacciato.
Mano per mano, volto dopo volto, era facile ritrovarmi, passo dopo passo, a cena da qualcuno, divenuto amico dal momento dell'ingresso a casa sua.
Mi ritrovai a tavola seduta di fronte a Helen Mirren, insignita proprio quell'anno dell'Oscar per la sua interpretazione della regina Elisabetta II nel film "The Queen".
E, a capotavola, sedevo alla destra di suo marito Taylor Hackfor, pluripremiato regista e produttore californiano che ha diretto Richard Gere in "Ufficiale e Gentiluomo", ha guidato Al Pacino, Charlize Theron e Keanu Reeves ne "L'Avvocato del Diavolo", raccontando, poi, Ray Charles nel biopic "Ray" interpretato da un magnifico Jamie Foxx.
A Gigi Campanile, il Salento e specialmente la città di Tricase, devono riconoscere l'incontestabile tributo di averli resi fucina di un'intensa e ormai ultradecennale attività di divulgazione culturale e per aver innescato, nel gotha del cinema indipendente italiano e mondiale, il processo di notorietà turistica della città salentina. Gli stessi Helen Mirren e consorte trascorrono periodi sempre più lunghi tra Tricase e Tiggiano dove, una decina di anni fa, hanno acquistato la Masseria Matine, divenuta la loro prediletta dimora estiva.
Tra bougainville e melograni, tavolate immense si addobbavano allora e si espandono oggi di profumi e sapori rossi, verdi e gialli, il gusto intenso del Salento.
Quando la lasci, porti con te un pezzo di questa terra, dei suoi cieli bassi, di quelle luci liquide che stillano incanto dentro un mare sontuoso su quell'aspro frastaglio roccioso che si sfuma tra gli ulivi, i fichi d'India e i melograni.
Quando la lasci, questa terra ti regala l'ingenuo sortilegio che presto ci tornerai.
E io non ho potuto che sedare questo ardore correndole incontro a ogni impulso e ci sono tornata dieci, cento volte, e ogni volta questo viaggio sembra riportarmi in una nuova casa.
Buon Vento.
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